Il tema delle architetture nei manicomi è stato ben studiato nell’ambito delle correlazioni storiche – avvenute nel corso del tempo – tra architettura e psichiatria intesa come testimonianza importante e collettiva da un punto di vista sociale e urbanistico e dei rischi che si pongono nella possibilità di perdita di questa memoria (degrado, abbandono, vendita a soggetti privati). La testimonianza materiale dei luoghi consente di procedere all’interpretazione del significato, luoghi dove si materializza la testimonianza storico-artistica-sociale. Quindi le mura sono la materializzazione del pregiudizio che la società ha nutrito nei confronti della follia, e costituiscono il tentativo di costituire città delle follia autonome e indipendenti dal resto dei luoghi in cui vive la ‘gente normale’. La memoria risiede dunque nelle stanze, negli oggetti d’arredamento, nei macchinari.
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